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Confusione e disorientamento

Avete mai scritto una ninnananna? No? Allora questo è il momento di farlo.

Bastano poche cose per una ninnananna: una mamma, un bambino, una stanza... praticamente nient'altro.

Se mi date carta bianca, la scriveremo insieme cercando di ricreare il modo in cui la percepisce il bambino. La sentiremo, per così dire, attraverso le sue orecchie, la vedremo coi suoi occhi, vivremo le sue sensazioni.

E le metteremo sullo spartito.

Cominciamo dunque dal canto della mamma.

Due sole note. La melodia oscilla da una nota all'altra, in un lento e pacifico altalenare. Qua e là un piccolo abbellimento, ad esempio una nota di passaggio o un'acciaccatura, ma niente di più.

Mentre canta, la mamma passeggia per la stanza cullando il suo bambino. La stanza gira intorno al piccolo, ma l'abbraccio della mamma è un punto fermo che lo tranquillizza.

Per rendere in musica l'idea di questo punto fermo, non c'è niente di meglio di una stessa nota ripetuta dall'inizio alla fine (un pedale, come qualche musicista pignolo sarebbe giustamente tentato di definirla con termine tecnico). Così:

Quanto alla rappresentazione della stanza che fa da sfondo alla ninnananna, mi servirò di un arpeggio (cioè delle note di un accordo suonate una dopo l'altra), che è un modo semplice per delineare l'armonia che fa appunto da sfondo alla melodia.

Così:

Ora abbiamo tutto il materiale di cui sarà fatta la nostra ninnananna:


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